mercoledì 12 settembre 2012

Basta il vento.

Due studi pubblicati rispettivamente su Nature Climate Change e su Proceedings of the National Academy of Science hanno recentemente riportato al centro del dibattito sulle energie rinnovabili il ruolo dell'eolico.

Entrambi gli studi, infatti, convergono sulla teoria che l'energia elettrica prodotta dalla cattura del vento possa essere ampiamente sufficiente a soddisfare l'intero fabbisogno energetico del pianeta, ben oltre la prospettiva dei prossimi 15 anni.

La ricerche chiariscono che per concretizzare tale risultato si dovrebbe procedere ad un cambiamento delle tecnologie e delle tecniche attualmente in uso per la cattura eolica: abbandonare il modello delle turbine a terra in favore dei generatori d'alta quota, impianti in grado di intercettare le correnti eoliche degli strati superiori dell'atmosfera che, come è noto, spirano a velocità molto più elevate dei venti più prossimi alla superficie del pianeta.

Il rapporto fra le due potenzialità eoliche è impressionante: 1.800 terawatt l'anno contro i 400 dei venti di bassa quota. Se consideriamo che il consumo mondiale di energia elettrica si aggira intorno ai 18 terawatt annui, è facile rendersi conto del fatto che stiamo parlando di una soluzione radicale e definitiva ai problemi di approvvigionamento energetico dell'umanità.

Ken Caldeira del Carnegie Institute ha espresso il commento più pertinente, sostenendo che "...alla luce dei dati forniti da questi studi appare evidente come la mancata crescita planetaria dell'eolico sia determinata da fattori tecnologici e politici piuttosto che da effettive limitazioni geofisiche".

Prima della pubblicazione di questi due studi, le principali obiezioni che venivano mosse al modello hyper-eolic erano sostanzialmente due:
  1. Le turbine, per un elementare effetto della fisica dei fluidi, sottraggono vento alle turbine vicine, depotenziando esponenzialmente l'intero sistema di cattura.
  2. L'impiego massiccio dell'eolico ha effetti climalteranti paragonabili a quelli della immissione in atmosfera di grandi quantità di anidride carbonica, poiché la massiva cattura eolica incide sulla capacità dell'atmosfera di trasportare e bilanciare la temperatura. Ed inoltre produce un effetto fortemente negativo sui flussi migratori globali dell'avifauna, deprimendo la loro funzione essenziale nella diffusione della biodiversità, in specie quella vegetale.
I due studi evidenziano come primo problema venga risolto dal passaggio ad uno stadio tecnologico più evoluto (quello delle tecnologie di cattura in alta quota), mentre il secondo problema riguarderebbe solo uno scenario nel quale l'intera capacità eolica globale venisse effettivamente sfruttata. Se consideriamo il rapporto fabbisogno planetario/disponibilità precedentemente evidenziato - e che abbiamo visto essere di 1:100 - ci rendiamo conto di come uno scenario di sfruttamento totale della risorsa sia enormemente - oltreché inutilmente - sovradimensionato.

Infine i dati dei ricercatori forniscono indicazioni anche sul corretto posizionamento dei nuovi impianti: un modello diffuso, con locali concentrazioni solo nei luoghi desertici come il Gobi o il Sahara, e la delocalizzazione del 50% degli impianti di cattura in alto mare.

Questi due studi hanno il merito di evidenziare un dato oramai inconfutabile: e cioè che il pianeta è già pronto per effettuare quella che sarebbe la più grande rivoluzione mai compiuta in tutta la storia dell'umanità. Una rivoluzione paragonabile per impatti sui tempi lunghi e lunghissimi solo alla scoperta del fuoco o all'invenzione della scrittura.

Stiamo parlando di un mondo nel quale i potentati energetici multinazionali, le loro luride guerre per la predazione delle risorse energetiche, il cappio che quotidianamente stringono al collo dei popoli della Terra, l'osceno inquinamento del pianeta che perpetrano cesserebbe di avere ragione d'esistere in un istante.

È, in fondo, l'idea di un'umanità che finalmente si risveglia nel nuovo millennio e riprende con passo sereno e pieno di concreta speranza il suo cammino verso il futuro.

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