venerdì 14 giugno 2013

Ecogreen (?!)

Il 28 giugno prossimo, presso i locali del MAXXI di Roma si terrà dalle 10:00 alle 17:00 l'incontro fondativo di Ecogreen, soggetto politico (o partito che dir si voglia) ambientalista che ambisce a ricostruire le ragioni dell'ecologismo politico in questo Paese oltre i fallimenti dei soggetti verdi tradizionali, ma anche oltre la collocazione politica e sociologica abituale, che vuole per definizione gli ecologisti a sinistra.

Chi, come me, si riconosce nell'ecologismo politico in Italia sa bene quanto sia annosa la questione: l'ecologismo è una "falange" della sinistra, ne è l'avanguardia, l'incarnazione più contemporanea, ne è solo un simpatico orpello, oppure è una proposta politica ed ideale che deve conquistare una sua propria autonomia e lasciarsi alle spalle gli steccati ideologici del '900?

Io propendo decisamente per la seconda ipotesi: in questi anni mi sono convinto che l'ecologismo politico non è "di destra" o "di sinistra", ma è oltre. Oltre quelle pastoie (macerie?) ideologiche del '900 di cui la politica italiana nel suo insieme è tragicamente incapace di fare a meno; a partire dalla collusione col mondo sindacale che, a sua volta, si fa anticamera di carriere politiche più o meno brillanti ma tutte giocate all'ombra dei rapporti di potere; alla faccia dei lavoratori, peraltro!

Ed anche il manifesto di Ecogreen è ampiamente condivisibile, tanto nell'analisi quanto nelle proposte.

Tuttavia c'è sempre la solita storia: e cioè che i suoi fondatori sono in larghissima parte trombati delle recenti elezioni: Frassoni, Della Seta ecc. Cioè persone degnissime, di grande cultura, dall'innegabile storia personale di impegno; ma comunque tutta gente che ha lasciato i rispettivi partiti di provenienza o perché non è stata candidata nella lista bloccata, ovvero perché candidata ma non eletta.

E allora si insinua prepotente il dubbio che queste persone, pur partendo da buoni propositi, abbiano tuttavia l'intenzione di collocare sul mercato delle vacche elettorale l'ennesimo simboletto grazie al quale andare poi a contrattare coi big della politica nostrana una candidatura blindata o un collegio garantito, secondo quale sarà l'esito della vicenda della legge elettorale. Cioè una roba trita e ritrita, tragicomica e che parla più della disconnessione dal mondo reale di queste figure e della loro autoreferenzialità che di un vero e radicalmente innovativo progetto politico. E pure un po' bieca.

E dire che per fugare qualunque dubbio, i fondatori potrebbero dichiarare in premessa di essere a disposizione per fondare Ecogreen, ma di non aver alcuna intenzione di candidarsi da nessuna parte. Cominciando dalle europee prossime venture.

Se così sarà, Ecogreen avrà tutta la mia attenzione e il mio interesse.

Ma, chissà perché, ne dubito fortemente...

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