lunedì 16 aprile 2012

La Proposta di Legge Regionale Irmici (PDL) vuole cancellare i Parchi del Lazio.

Mercoledì prossimo, al Consiglio Regionale del Lazio, si discuterà la Proposta di Legge presentata da Ernesto Irmici della PDL la quale, in sintesi, dispone la chiusura degli Enti Parchi Regionali e l'affidamento delle aree di tutela ai Comuni.

Si, proprio a quei Comuni che, tra i tagli di Berlusconi e la crisi, oggi fanno una fatica immane a trovare le risorse anche solo per tappare una buca per strada!

Purtroppo non stupiscono affatto il tono ed il contenuto della Proposta di Legge Regionale del Consigliere Irmici. È l'ennesimo round di una strategia più complessiva della destra al governo della Regione per far saltare i presidi di tutela ambientale e civile delle nostre comunità locali.

Perché ciò che alla destra non va giù dei Parchi è che questi Enti, proprio perché esprimono una governance territoriale ampia ed improntata ad una idea super partes di conservazione e tutela, mettono il territorio al riparo dalle speculazioni politiche, prima ancora che edilizie.

I Parchi sottraggono i territori, ed il loro carico di valenze identitarie e di economia autocentrata, agli umbratili umori della politica locale ed alla tentazione (tanto più forte in tempi di crisi) di fare cassa sul consumo selvaggio di suolo. Un modo comodo e miope per non prendere la via della riconversione economica ed energetica, della valorizzazione locale e dello sviluppo sostenibile: insomma di tutte quelle prassi che, in tante regioni d'Italia, hanno salvato territori interi non solo dall'inquinamento, dalla cementificazione e dai disastri idrogeologici, ma anche dall'abbraccio mortale delle mafie, che tutto hanno da guadagnare dallo sfondamento della rete di tutela ambientale.

Peraltro, sostenere come fa Irmici che la Legge Regionale 29/97 sui Parchi sia inidonea ed inefficace sotto il profilo amministrativo, significa ignorare (o fingere di ignorare) i molti risultati che in questi anni gli Enti Parco del Lazio hanno conseguito sotto il profilo della tutela, della valorizzazione economica e turistica, della ricerca scientifica, della promozione delle agricolture di qualità e a filiera corta, della diffusione delle energie rinnovabili, della costruzione di una identità condivisa e forte delle comunità locali. Chiaro che tutti questi risultati vengano considerati ostacoli da rimuovere per chi ha in mente un'idea del territorio improntata alla predazione ed allo sfruttamento massivo.

Credo che oggi più che mai sia necessario l'avvio di una nuova stagione di protagonismo delle comunità ecologiste della nostra regione. Una nuova alleanza, una lega fra tutte e tutti coloro che non hanno alcuna intenzione di arrendersi alle tante, troppe, miserie del presente.

7 commenti:

  1. La proposta Irmici potrebbe essere l'opera di un pazzo, se non fosse che, in realtà, è solo l'opera di una parte politica che vuole cementificare ogni angolo di verde rimasto (li chiamano "vuoti urbani"... 'sti buffoni) e garantire i privilegi di 4 cacciatori a fini elettorali.
    Certo, però, che il piano d'assetto adottato non è che sia un esempio di lungimiranza, teso come è a ricopiare pedissequamente i PRG dei Comuni, anziché ampliare la tutela ad aree meritevoli.
    Destra e sinistra e centro: tutti uguali.
    A quando veri amministratori e politici genuini?

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  2. Quindi, sarebbero già nati e candidati.
    Qualche nome, ad esempio?

    Perché non è che in passato ne abbiamo visti tanti di ecologisti veri e non asserviti alla sete di potere e soldi. Sennò li avremmo votati, a prescindere dalla bandiera.

    Ripeto che schierarsi manifestamente contro l'ambiente e a fini personali oppure fare lo stesso ma apparendo come paladini della natura, è altrettanto disgustoso.

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  3. Caro amico/a anonimo.

    I nomi dei candidati alle elezioni sono regolarmente pubblicati in occasione delle varie tornate elettorali. Ciascuno li può leggere e decidere chi e (e se) votare.

    Non vivo la mia idea della politica dentro l'ossessione elettoralistica. Non ho alcun candidato da consigliarle, se non quello che lei (a suo insindacabile giudizio) ritiene opportuno e giusto votare, secondo valutazioni che spettano a lei e solo a lei. Da questo punto di vista indicazioni da me non ne avrà.

    Peraltro ritengo che il voto, per quanto per me fondamentale espressione democratica, sia solo una parte (e non per forza la più importante) di una idea di democrazia più ampia che chiama la gente a farsi avanti e a farsi protagonista del cambiamento: nei partiti, nei comitati, nei movimenti, nelle associazioni, fuori e dentro i momenti elettorali: ognuno sceglie e decide liberamente come e quando e se.

    Più ancora, credo che il vero e autentico ecologismo parta dai comportamenti individuali e quotidiani. Quando, cioè, scegliamo di consumare meno acqua ed energia, di produrre meno rifiuti, di consumare meno merci; soddisfacendo i nostri bisogni reali e non quelli indotti dal mercato globale.

    La capisco: anche io come lei provo schifo e disgusto per chi si fa paladino di cause ambientaliste solo ed esclusivamente per cercare di raccattare qualche consenso politico/elettorale. Certo, poi mi chiedo anche qualcosa sulla qualità e sulla dignità di chi questa gentaglia la vota, ma tant'è. Anche questa è democrazia, forse il "lato oscuro" della democrazia, ma un lato che (in questi casi) interroga più chi il consenso lo da che chi lo riceve.

    E di pseudoecologisti, purtroppo, ne ho conosciuti anche io. Non tanti, a dire il vero, perché poi le frequentazioni bisogna anche scegliersele. Ed io ho sempre scelto di frequentare gente pulita e onesta, veri ecologisti con i quali ho avuto l'onore ed il privilegio di battermi per difendere la mia terra. E qualche vittoria, peraltro, mi sono anche tolto la soddisfazione di conseguirla.

    A meno che, ovviamente, non sia lei ad avere qualche nome d'esempio da farmi di finti paladini della natura. Nel qual caso sarei felice di conoscere questi nomi ed anche di conoscere le motivazioni che la portano a condannarli con tanta e giusta rabbia.

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  4. Esempi?
    Azienda Ecologica Valle Perdua?
    Ma è la stessa che possedeva uno spazio pubblicitario sul sito del parco dei castelli qualche anno indietro? Chi la gestisce è, per caso, omonimo di un consigliere del detto parco proprio in quegli anni?

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  5. Esempi?
    L'azienda valle perdua di cui si parla sul blog si direbbe, leggendo, legata ad un ex consigliere del parco dei castelli. E' la stessa azienda privata che, se non sbaglio, figurava pubblicizzata qualche anno fa in prima pagina sul sito del parco?

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  6. Caro amico anonimo.

    Non le nego, in premessa, che avrei piacere di conoscere anche il suo di nome, oltre quelli cui lei ha fatto cenno d'esempio nel suo precedente post.

    Comunque, in attesa di un suo outing, passo al merito di quanto da lei scritto.

    Si, L'azienda ecologica di Valle Perdua è proprio quella pubblicizzata tempo fa sul sito del Parco Castelli. Tra i compiti di un Parco (ex 29/97) c'è anche quello di promuovere le iniziative di alterità ecologica e sostenibile sul territorio. Bene ha fatto il Parco a dare spazio e voce a Valle Perdua, così come bene il Parco ha fatto ha dare spazio e voce a tutte le realtà associative che sono state coinvolte nel progetto Cose mai Viste oggi, ahinoi, gettato nel dimenticatoio dall'attuale gestione commissariale.

    Si. Fra gli animatori dell'eco esperienza di Valle Perdua c'è l'ex Vicepresidente del Parco. E visto che lei mi pare così restio a fare nomi, mi permetto di toglierla dall'imbarazzo facendoli io. Stiamo infatti parlando di Giancarlo Trombetta, anche se oggi la conduzione dell'antico orto di Barbarossa riattivato è affidata ad una comunità più ampia di attivisti e volontari.

    No. Valle Perdua non è una ditta privata. È un'associazione ecologista e culturale che ha rimesso in funzione una facies arcaica del territorio castellano per realizzare con essa attività di enogastronomia, escursionismo, biodiversità, conservazione delle specie eduli territoriali, educazione ambientale (per bambini, scuole e adulti) e tempo libero. E lo fa tentando quotidianamente un difficile equilibrio, senza prebende e regalie, all'insegna della sostenibilità nel senso più ampio del termine.

    Tuttavia mi pare di cogliere nelle sue parole qualcosa di non detto. Come se lei fosse al corrente di qualcosa in più; qualcosa di brutto, per capirci. Se così fosse la prego ancora una volta di mettermi al corrente di quanto di sua conoscenza, perché vorrei esserne edotto, dal momento che credo e ho sempre creduto nella bontà e nella innovatività di quell'esperienza.

    E ancora una volta, la prego di uscire dal suo anonimato. Anche perché così facendo i suoi legittimi dubbi assumerebbero ben più vivacità ed interesse. Oltre al fatto che, inutile rimarcarlo, le critiche senza padri (o madri) non sono critiche, ma maldicenze.

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