mercoledì 30 giugno 2010

Il disastro della crisi economica nostrana.

Invito tutte e tutti a leggere questo interessante articolo, già pubblicato sul blog del Picchio Verde.

La manovra di cui saremo protagonisti e vittime allo stesso tempo ha una portata di 24 miliardi di euro in due anni, taglia un po’ tutto, in particolare ricerca, cultura e ambiente. Anche in Germania fanno una manovra simile, non uguale. I programmi della signora Merkel hanno un peso di 80 miliardi di euro, ma non sono previsti tagli alla ricerca; il perché è spiegato molto semplicemente con la convinzione che tagliare la ricerca significa tagliare il futuro. Ma la manovra tedesca è molto più mirata all’occupazione e con prospettive di stimolo alla produzione, di quanto non lo sia la manovra italiana. In sostanza è la dimostrazione che le cose si possono fare in molti modi, non solo con la logica dei tagli lineari.

Nell’oceano di numeri che vengono richiamati dalla televisione, è quasi scomparso il risultato delle analisi del centro studi di Confindustria, secondo la quale l’evasione fiscale in Italia è stata di 124,5 miliardi di euro nel 2009, pari all’8,2% del Pil.

Un’ipotesi di lavoro per il governo: perché non tentare di recuperare il 10% di questa evasione, ovvero 12 miliardi l’anno, tali da non aver bisogno alcuno di manovre così penalizzanti come quella che ci propinano?

Che in Italia sia difficile scovare gli evasori è cosa nota, che ci sia un clima di connivenza culturale è addirittura dichiarato (a questo proposito basta ricordare le frasi del nostro primo ministro), ma che sia impossibile non è vero. Sarebbe sufficiente scegliere un qualsiasi paese dell’Occidente avanzato, non necessariamente gli Stati uniti, e copiare il loro sistema fiscale.

Ovviamente prima bisognerebbe mettere in soffitta condoni e sanatorie da parte del governo e scoraggiare nel contribuente qualsiasi tentazione di mossa furba, tolleranza, regole fluttuanti.

Nel frattempo che facciamo? Ci attrezziamo comunque per combattere gli sprechi e le spese fuori controllo. L’antologia è sconfinata: dai voli di Stato alle spese, per esempio, del ministro del Turismo Michela Brambilla, inizialmente fissate per il 2009 in 600mila euro, lievitate a 15,5miloni di euro (tra questi 8,6 per il portale italia.it) mentre tutto il sistema dei parchi nazionali costa globalmente 40 milioni di euro l’anno.

Il risultato potrebbe essere una rivoluzione che ci avvicina all’Europa, consente alla ricerca di lavorare per il futuro del Paese, ai nostri giovani di non essere costretti a cercare fortuna all’estero e, per quanto riguarda l’ambiente e i parchi, la possibilità di passare dalla semplice tutela alla sperimentazione di modelli economici diversi, basati su un’economia non di rapina.

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