lunedì 18 maggio 2009

Partito fascista, arrivato morto.

Avverto un irrefrenabile bisogno di condividere con tutte/i il gustoso articolo che ho trovato su 7yearwinter.com, dedicato alla morte di "Don" Baget Bozzo.

Dunque, cominciamo.

Secondo Elisabeth Kübler Ross esistono cinque stati di elaborazione del lutto prima di poter superare lo shock della perdita. Quando ho sentito della morte di Gianni “Go Go” Baget Bozzo ho saltato, come si faceva con la pubblicità nei programmi registrati su VHS, “negazione”, “rabbia”, “patteggiamento” e “depressione” per arrivare direttamente ad “accettazione”. Ho infatti subito accettato che il mondo fosse diventato un posto migliore dove vivere e mi sono fatto un black russian. E con una videocassetta Baget Bozzo aveva molto altro in comune: era vecchio, obsoleto, si inceppava spesso, e nessuno sapeva più che cazzo farci. Dio così ha deciso, all’improvviso una notte, di smagnetizzarlo nel sonno.

Diversi, l’indomani, invece di vedere un bel film in dvd o blu-ray, hanno scelto di dedicarsi a redigere agiografie sull’ideologo di Forza Italia. Di “grave perdita” parlano tutti. Di “tragedia” molti. Ma sentire usare toni del genere al riguardo di una persona dagli stessi individui che non provano nulla a vedere barconi spinti da carburante realizzato con cuccioli di Koala sparati in testa a bruciapelo e sofferenza umana rispediti in lager libici insospettisce sempre. C’è qualcosa che non torna. Katrina è una “tragedia”. Il terremoto in Abruzzo è una “tragedia”. Le scarpe Hogan sono una “tragedia”. La dipartita di un rispettato ed influente ispiratore di divisioni religiose, etniche e politiche può rattristare solo il genere di umanità che descrive il II Concilio Vaticano come il II tempo di Salò di Pasolini.

C’è chi non è cattivo, e viene disegnato così dagli altri. Baget Bozzo invece preferiva gli autoritratti, e tratteggiava direttamente di suo pugno paranoici ed apocalittici disegni con guerre e scontri di civiltà. La sua matita si è sempre ritrova a ricalcare, casualmente, contro ebrei e mussulmani.

Secondo Simon Levis Sullam, professore di italiano alla Berkeley e uno storico specializzato nei movimenti nazionalistici e anti-semiti che ha compiuto diverse ricerche sulle condizioni degli ebrei nella storia del nostro paese, Baget Bozzo era convinto che ci fosse un “problema ebraico” che andasse risolto. Che gli ebrei “dominassero il mondo”. Che Israele “dovesse ricevere una Illuminazione dal Signore” e che l’Olocausto fosse stato “una provvidenza”. Tutte cose che ha scritto di suo pugno, in giornali come Il Manifesto, Repubblica e il neofascista Ordine Civile, almeno fino a quando è diventato più conveniente parlare male degli islamici. Per questo è solo chiamato “anti-giudaico” dal Corriere, perchè “anti-semita” si riserva per quelli che trovano esagerato l’uso del fosforo bianco per avvertire i bambini che è ora di tornare a casa dalla madre.

Come tutti gli altri violenti reazionari il momento della celebrità arrivò con l’11 settembre. Finalmente era diventato possibile uscire dai circoli delle seghe in cerchio dell’odio e della dietrologia per avere le seconde serate di Rai 1. Poco dopo aver visto morire 3000 persone una mattina scrisse che Giovanni Paolo II era troppo “soft” e che questo avrebbe portato alla fine dell’occidente e della cristianità. Evidentemente Wojtyla avrebbe dovuto papapilotare un papaf16 e lanciare papamissili per portare la papace.

“Oggi gli americani si rallegrano di avere eletto un uomo comune che diviene un presidente fuori del comune. Gli USA vanno alla guerra e alla morte, si rivelano l’ultima grande nazione della cristianità, che sa accettare il rischio di morire in battaglia. Anche la Chiesa ha un papa fuori del comune: non ci prepara alla guerra ma al disarmo morale”


Quando si fanno presenti queste dichiarazioni e posizioni ai sostenitori del “prete” la risposta è sempre la medesima. Inclinano la tesa e dicono “ma era un mistico! Un profeta!” con lo stesso condiscendente tono che si usa per riferirsi ad un cane che ti sta montando la gamba. Ma dato che in Italia la castrazione chimica non è ancora consentita, trovarono la cosa più simile alla frustrazione di non usare giornalmente il proprio apparato riproduttivo: gli fu permesso di scrivere editoriali per Il Giornale.

“Don Gianni era un genio politico e religioso insieme, pensava che l’Essere è stabilmente affidato alla cura amorevole di Dio ma la Storia è nelle mani dell’uomo e del cristiano. Il Vaticano II e l’apertura a sinistra, che coincisero cronologicamente nel drammatico pontificato di Giovanni Battista Montini, Paolo VI, erano per lui due parallele che convergevano. Confessò in una bellissima autobiografia pubblicata nel giugno del 1997 su Panorama di essere guidato da una Voce, e si sentiva che la sua libertà aveva qualcosa di più e di diverso dalla generica autodeterminazione dei liberali.”


Molti hanno scritto sul fatto che sia necessario superare la politica “delle divisioni”, di andare oltre “la destra” e “la sinistra”. Per il bene del paese. Per il bene della famiglia. Baget Bozzo è stato un pioniere in questo senso, unendo tutti quelli che conoscevo nel considerarlo uno stronzo. Specialmente la mia famiglia.

Verrà ricordato con affetto dai Giuliani, Peri, Giordani, Ciellini, Dell’Utri e dal resto del meglio che l’intellighenzia del 12° secolo ci ha saputo offrire.

Amen.

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